Due stivaletti blu salgono i gradini del tram. Si fanno spazio tra il muro di passeggeri, e a piccoli passi conquistano una superficie all’estremità opposta. Si cala uno zainetto tra le gambe. Una sciarpa paglierina tocca il pavimento e un guanto in pelle la spinge rapida verso l’alto. Estrae un libricino dallo zaino. Gli stivaletti blu si sollevano sulle mezze punte, scendono e si inarcano sui talloni. Ripetono il movimento più lentamente, per poi fermarsi con le punte all’esterno, in una perfetta prima posizione. É una ballerina. Legge Aspettando Godot mentre gli stivaletti continuano ad animare il suo piccolo palcoscenico.
Bellissimo! Questa mattina, in treno mi siedo. Accanto a me c’è una ragazza che legge; ad un certo punto riesco a vedere il titolo: “Buio: per i bastardi di Pizzofalcone” Chissà perché poi “bastardi, mi sono detto. Ma vabbè… Fermata successiva, il treno si inizia a pienare, e davanti a me un ragazzo (o presunto tale), dopo un po’ prende un libro dallo zainetto: copertina verde acqua, in brossura; sembra un libro un po’ vissuto. Senza vedere il titolo, intuisco che si tratta di “Siddharta” di Herman Hesse. Sensazione che poi si rivela corretta.
Consapevole di andare contro la maggioranza dei lettori, io Siddharta di Hesse non sono mai riuscita a finirlo ahimè… Ma ci riprovo costantemente 🙂
Il mio libro incubo del liceo!
Non dev’esser stato facile digerirlo al liceo… Riprendilo in mano ora, io lo trovo geniale!