Due gambe lunghe e sottili custodiscono una valigia enorme, troppo pesante per raggiungere la mensola portabagagli. Uno chignon disordinato raccoglie i capelli lunghi con l’aiuto di qualche forcina colorata qua e là. Lei, di una bellezza nordica acqua e sapone, è in viaggio da ore. Lo dicono la sciarpa e la giacca buttati al suo fianco, decisamente fuori stagione, e lo zainetto tutto tasche da cui estrae, di tanto in tanto, qualche cartolina e beni di prima necessità: cellulare e acqua, rigorosamente in bottiglia di vetro. Lo dice, infine, anche quel libro semiaperto, dapprima fedele e ricercato compagno di viaggio, ora carta a cui rivolge rari sguardi annoiati: La campana di vetro di Sylvia Plath, edito Mondadori nella versione italiana.
Libro meraviglioso, tra l’altro.
Non lo conoscevo ma mi ha incuriosito molto, specie dopo leggere la storia dell’autrice.
Amare Sylvia Plath è una delle sensazioni più belle della poesia.