A colpirmi è la delicatezza con cui sfoglia le pagine e il colore che emana il suo sguardo. Sembra accarezzare la carta con i pollici e dedica particolare attenzione a qualche frase, parola, di tanto in tanto, accompagnandola con l’indice. I capelli le incorniciano simmetrici il viso rotondo e due folte sopracciglia sovrastano gli occhi, grandi e leggermente mandorlati. Occhi scuri che emanano una sfumatura blu tenue, di cielo coperto e di sole pallido. Racchiude nello sguardo il colore di Lima nei mesi invernali; nei capelli spessi è rimasto del vento, l’aria umida e calda del Pacifico. Le mancano quelle onde; le manca il sapore acidulo del ceviche fresco accompagnato da un calice di chica morada. Al voltare pagina, un sorriso e una carezza ancora. Legge in lingua originale Alfredo Bryce Echenique, Guida triste di Parigi.
sembrerebbero fatti l’uno per l’altra, il libro e la lettrice.
Mi sembrava di assoporare una pioggia in bianco e nero leggendo la descrizione, quel languore alla fine della decadenza in cui scivolare inspiegabilmente dentro a volte.
Vienna nelle giornate coperte ha una luce strana, pallida e fastidiosa, che ti si appiccica facilmente addosso. Lei l’assecondava piuttosto che combatterla, quasi a dire alla malinconia “vieni, oggi ti faccio compagnia.”